L’INFORMATICA COME STRUMENTO INTERCULTURALE:
UN CASO ESEMPLARE

di Pino Greco

Scuolanews n.2 del 15 marzo 1999

L’Università finlandese di Jyvaskyla promuove da alcuni anni in collaborazione con altre sedi universitarie, un congresso Internazionale sull’Educazione Interculturale di cui pubblica gli atti.Al congresso del 1997 hanno partecipato più di 400 persone di 12 nazioni. Una selezione delle relazioni presentate al Congresso è stata pubblicata nel 19988 dalla stessa Università. In un volume dal titolo Multicultural Education. Reflection on theory and practice a cura di Kirsti Hakkinen

La discussione e le esperienze presentate nel volume rappresentano un buon esempio di disseminazione dei principi e delle pratiche di Educazione Interculturale. Il dibattito svoltosi nell’ottobre ’97 si è incentrato sullo sviluppo del curriculo nella scuola come questione-chiave dell’Educazione Interculturale. In particolare ci è soffermati su come deve essere costruito un curricolo interculturale, su come devono essere tenuti in considerazione nella sua attuazione i diversi modi di apprendere, in modo che il curricolo e l’istruzione in generale possano contribuire alla costruzione di una società più egualitaria. Si può constatare come al centro di tale questione si colloca il ruolo della scuola come agente di cambiamento in un mondo in trasformazione luogo dell’insegnamento e dell’apprendimento necessari a formare i cittadini destinati ad una società globalizzata. Il volume raccoglie molti resoconti su pratiche educative in prospettiva interculturale. L’attenzione è rivolta anche al modo in cui il razzismo viene legittimato nelle pratiche quotidiane della scuola mentre si documenta al contrario come alcuni progetti possono funzionare con successo nel costruire una pratica educativa interculturale nei vari ambiti d’insegnamento. Viene documentata un’esperienza di prospettiva interculturale nell’area matematica e in quella scientifica e si dimostra come le questioni dell’etnicità abbiano importanza in tutti gli ambiti disciplinari.

Il volume riferisce anche di un progetto di cooperazione educativa tra una scuola media della Tanzania e una della Finlandia del quale si intende illustrare in modo più approfondito la sua esemplarità.Il saggio "Woven folklore.Promozione della comprensione interculturale attraverso il computer" descrive analiticamente l’esperienza. Le due scuole medie superiori come riferiscono Perkka Parkkinen e Erkki Sutinen, hanno usato il computer per promuovere la comprensione interculturale attuando quella conoscenza e consapevolezza della propria e altrui cultura ed identità. In molti contesti di ricerca e d’insegnamento il computer può funzionare da strumento di cooperazione, così come ha funzionato nella costruzione di un prodotto multimediale cooperativo tra le due scuole. Le suggestioni che ci vengono da questa esperienza ci fanno ritornare in mente i fini della cooperazione educativa che Freinet riusciva ad attuare attraverso la tipografia scolastica e la corrispondenza interscolastica e che grazie a questi strumenti può trovare un suo sviluppo e potenziamento. Le due scuole hanno collaborato nella costruzione di un ipertesto multimediale il cui contenuto è l’intreccio dei miti africani con la cultura e miti della Finlandia. Il vantaggio, rispetto agli strumenti classici della cooperazione di matrice freinetiana, consiste nel fatto che le distanze spazio-temporali vengono abbattute attraverso l’uso di Internet, nonostante il telefono più vicino alla scuola in Tanzania sia a cinquanta chilometri. Gli autori del saggio riferiscono come il lavorare in comune alla costruzione del prodotto multimediale abbia contribuito a chiarire ad entrambi i gruppi le proprie identità culturali ed ad ottenere un profonda comprensione dei partner distanti. Contrariamente a quello che succede in gruppi di lavoro costituiti da elementi di diversi paesi, quando si adottano in genere regole di comportamento "internazionali" che non portano a sfruttare tutta la potenzialità degli ambienti culturali di ciascun membro, in questa cooperazione multiculturale si è arrivati alla comprensione interculturale perché tutti i partecipanti al progetto hanno potuto conoscere e confrontare in profondità l’ambiente culturale e l’identità culturale di ciascun partner. Questo progetto cooperativo contiene al suo interno prospettive eterogenee che possono incrementare i processi creativi dei gruppi. La comprensione interculturale secondo gli autori , non è mai raggiunta definitivamente , è un processo che continuamente va costruito e ricostruito e che influenza e/o dovrebbe influenzare la vita quotidiana delle scuole. L’ingresso nelle scuole dei computer usati negli scambi cooperativi tra classi di varie nazioni può funzionare come eccezionale strumento di comprensione interculturale perché classi di diverse nazioni partecipano alla costruzione di artefatti elettronici nei quali si riflettono le idee e i valori dei progettisti dell’artefatto. Se essi appartengono a diverse culture queste si rifletteranno profondamente nel prodotto che terrà conto delle differenze e delle somiglianze dei portatori di culture diverse che hanno partecipato alla sua implementazione. Esiste un gran differenza tra questo modo di usare a fini educativi l’informatica e quello che fa uso di prodotti ipermediali già pronti all’uso in cui i percorsi di apprendimento sono predeterminati e lo studente deve solo sfogliarein modo ripetitivo un contenuto da altri strutturato e confezionato. La scelta di usare una storia popolare come contenuto del prodotto multimediale da costruire insieme deriva dalla convinzione degli autori che nelle storie folkloriche sono affrontati i problemi profondi di ogni essere umano a qualsiasi cultura appartenga. Attraverso il folklore viene messo in luce il processo educativo implicito nel racconto di storie.In questo caso il computer potrebbe avere lo stesso ruolo che una volta il fuoco aveva nelle soste , nei bivacchi dei popoli nomadi che intorno al fuoco raccontavano le loro storie. La rappresentazione multimediale della storia africana intrecciata con materiali forniti dal contesto finlandese ha costituito un complesso processo di collegamento tra la cultura finlandese e quella della Tanzania mettendo in luce differenze e somiglianze. I finlandesi hanno dimostrato tutta lo loro superiorità tecnologica mentre gli studenti della Tanzania hanno fornito la gran parte del materiale folklorico. I problemi maggiori sono stati il gap tecnologico della Tanzania e la distanza dei posti telefonici per la spedizione dei materiali via Internet. Il progetto si è potuto attuare grazie alla cooperazione del dipartimento di Informatica dell’Università di Helsinki, ,della Missione Evangelica Luterana della Finlandia e del Centro per l’Educazione degli Adulti finanziato dal Consiglio Nazionale dell’Istruzione. Alcune considerazione finali: quanto ancora è lontana dalla pratica concreta una visione cooperativa dell’informatica nelle nostre scuole? Quante scuole tra quelle hanno dotazioni informatiche di tutto rispetto , usano i computer per collegarsi ad altre scuole e costruire progetti in comune? Già un uso appropriato della posta elettronica può permettere sia lo scambio di materiali e la comunicazione di esperienze che la nascita di quei rapporti e di quelle comunicazioni che sono gli elementi fondamentali di ogni processo di formazione umana.

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