UNA MATTINA AL MONTE PEGLIA

Il primo giugno noi bambini di classe seconda insieme alla prima e alla quinta Elementare, siamo andati al Monte Peglia. Purtroppo il tempo non era molto bello perché c’era la nebbia ed era molto nuvoloso. La strada era tutte curve perché dovevamo salire al monte.
Prima di arrivare Alessandra, la nostra esperta-guida, con la quale avevamo lavorato già a scuola per il “Laboratorio ambiente”, ci ha spiegato che avremmo visitato il “Centro Recupero Animali Selvatici”, gestito dalla Guardia Forestale e che dovevamo stare in silenzio, perché gli animali in cura lì si sarebbero potuti spaventare, agitare e quindi farsi male.
Quando siamo scesi dal pullman ci aspettavano l’altro esperto Alessandro insieme a quattro guardie forestali e ad una signora che lavora nel centro.
Tutti loro ci hanno accompagnati a vedere diversi tipi di uccelli che si trovavano dentro delle gabbie: c’erano diverse specie di fagiano, un pavone, dei tordi, delle strane razze di galli e galline e due buffi uccelli con in testa due piume a forma di antenne.

I fagiani avevano un parabecco per impedire loro di mangiare le uova che depongono nella gabbia: queste sono un po’ più piccole delle uova di gallina e di colore grigio-verde.

Poi abbiamo visto delle gabbie basse dove si trovavano le starne: questi uccelli erano molto agitati perché sentivano le nostre voci e quindi era difficile vederli perché si muovevano in continuazione. Alcuni avevano deposto delle uova, piccole e di colore giallo, che erano scivolate in un raccoglitore esterno alla gabbia.

Dopo siamo andati a vedere due caprioli e un daino che stavano in due recinti abbastanza spaziosi e la guardia forestale ci ha spiegato quali sono le differenze tra capriolo e daino: le più evidenti sono la forma delle corna (palchi) e le dimensioni dei due animali (il daino è molto più grande del capriolo).

Poi, divisi in piccoli gruppi, abbiamo cercato di vedere le timide lepri, ma… erano troppo spaventate! In compenso la guardia forestale aveva catturato un leprottino, tenero come un peluche, che abbiamo potuto carezzare: che occhi grandi e quanta paura aveva!

 

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