Il carnevale, quando io ero piccolo, era tanto bello perché era una festa molto semplice ma che donava per quei tempi tanta allegria. C’erano diversi gruppi mascherati formati da 5 o 6 personaggi, soprattutto di gente adulta, che facevano il giro per le famiglie sparse nelle campagne. La maschera più bella del gruppo secondo me era quella del pagliaccio, spesso vestito tutto di bianco con un pancione riempito di paglia e con un grosso campano dietro. C’erano poi alcune maschere di fantasia, il suonatore con una vecchia fisarmonica e colui che con un grande canestro al braccio era preposto a raccogliere le uova, la pancetta e le salsicce che le famiglie donavano come ricompensa per il divertimento. Tutto quello che veniva raccolto durante il giro serviva a fine serata per fare una grossa mangiata di frittata. A volte però succedeva che colui che doveva portare le uova si ubriacava e cadendo le rompeva e così addio cena. Le mascherate si facevano il giovedì grasso, la domenica e il martedì di carnevale. Mi ricordo che passavano diversi gruppi e si sentivano arrivare già da lontano. Il carnevale ai miei tempi durava tanto, si ballava nelle case dei contadini anche per una settimana intera al semplice suono di una fisarmonica. Era una festa questa bella anche perché era l’occasione per fare grosse mangiate soprattutto di pasta fatta a casa, frittate, salsicce e tante castagnole, un dolce tipico, condite con miele o alchermes.
Buconi Giovanni Ficulle
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