Vi siete mai immaginati un mondo senza Stati Nazionali? Senza più confini e frontiere…Solo continenti… Pare che fra non molto non sarà più immaginazione. Inno di Mameli addio, Marsigliese anche: se l’Italia e Francia dovessero arrivare alla finale dei Mondiali di calcio nel 2054 o nel 2060, all’inizio della partita nessuno canterebbe più i rispettivi inni nazionali. Ecco a voi il motivo: le nazioni, almeno come le intendiamo noi oggi, quasi certamente non esisteranno più. Quindi gli Zidane e Materazzi del futuro non avranno più motivo da scambiarsi insulti e testate, perché indosseranno entrambi la stessa maglia di un maxi-Paese chiamato Europa, o magari Eurasia, Eurafrica, o Euramerica. Per il calcio può essere pura fantascienza ma lo scenario descritto è già quasi realtà: in Europa gli Stati che hanno abolito le frontiere sono già 28; da gennaio del 2008 quelli che usano l’euro, moneta comune, sono diventati 16. I confini aperti e le monete comuni sono gli indicatori più importanti per capire che gli Stati tradizionali sono al tramonto. Le super monete in arrivo hanno già quasi tutte un nome: khaleeji, eco, acu, amero. Il khaleeji sarà arabo, l’eco africano. L’acu circolerà in Oriente, prima in modo virtuale, poi forse anche nelle tasche di 581 milioni di persone. Ancor più potente dell’acu sarà l’amero, che sostituirà il dollaro Usa, il suo omonimo canadese e il peso messicano. Quando tutto ciò sarà compiuto, lo scenario sarà impressionante: tre quarti della popolazione mondiale useranno solo 5 valute, gestite da enti sovranazionali e gli Stati si ridurranno a scatole semivuote, prive di potere effettivo. “È inevitabile” afferma Sergio Pistone, docente di storia dell’integrazione europea all’Università di Torino, “lo Stato-nazione è destinato a scomparire, perché non è più in grado di far fronte alle grandi sfide del nostro tempo. Temi cruciali come la sicurezza, l’economia e l’ambiente, non possono essere più essere affrontati a livello nazionale. Non si può combattere il terrorismo se le singole polizie stentano a scambiarsi informazioni, né ridurre l’inquinamento chiusi nei propri confini, perché l’aria circola superando le frontiere. Non è pensabile ridurre problemi come la fame e la salute nel mondo se non c’è un governo dell’economia il più allargato possibile.” In teoria la fine delle nazioni, porterebbe vantaggi sotto vari profili. Anzitutto diminuirebbe il rischio di guerre: in un mondo senza frontiere chi dovrebbe invadere chi? Inoltre uno studioso americano della Columbia University, ha calcolato che un eventuale governo universale porterebbe alla fine della miseria nel mondo nel 2025 e la stabilizzazione della crescita demografica, attualmente abnorme, nel 2050. Cambiamo di poco l’argomento… Negli ultimi duemila anni, il continente ha vissuto un continuo viavai tra aggregazione e frammentazione. Era in gran parte unito durante l’epoca romana; poi nell’Alto Medioevo si divise nei cosiddetti “regni romano-barbarici”; ma ben presto Carlo Magno invertì la tendenza e, 1200 anni fa, fondò il Sacro Romano Impero. Da allora quel super-stato continentale è morto e risorto più volte fino a 90 anni fa, sia pur cambiando spesso il nome la capitale e la corona. In fondo, nel nostro continente gli Stati nazionali sono sempre stati un’eccezione, non la regola: i due più antichi, Francia e Spagna, esistono solo dal 1502 e dal 2531; la Germania si unificò ancor più tardi, nel 1871. E la stessa Italia, che Manzoni voleva “una d’arme, di lingua, di sangue e di cuor.”, 150 anni fa non esisteva affatto. Chissà dunque come saranno i Mondiali di calcio del 2054 o del 2060? Forse sul campo si affronteranno davvero 5 squadre continentali.
Ana Maria III A
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