L’ ARCO – AQUILA DELLA GRANDE QUERCIA C’era una volta, in un anno sconosciuto, in Scozia, un bambino molto buono che purtroppo aveva perso i genitori per cause ignote. Infatti, il bimbo, di nome Oak (vale a dire quercia), aveva battuto la testa in quel terribile giorno e aveva perduto anche la memoria. L’ unica persona che gli era rimasta, suo nonno Hood, era scomparsa proprio in quel mese in cui Oak aveva compiuto il suo undicesimo compleanno. Questi viveva con la sua terribile zia, Jennifer, che lo trattava come se fosse stato un pazzo scatenato. In quella catapecchia ove vivevano, c’era una grande quercia che riportava un’incisione sconosciuta a tutti. La vita di Oak, trascorreva tranquilla, anche se non felice, quando in un venerdì 17 trovò molto interessante il mistero della quercia. La fissò contemplandola per ore, finché si accorse che mimetizzata fra la corteccia c’era un’iscrizione con una calligrafia che a lui sembrava familiare, nella quale c’era scritto: Caro Oak, Sapevo che prima o poi avresti trovato questa lettera. Io sono in un mondo che neanche un bambino può immaginare. Io sono in questa quercia. Per trovarmi ascolta bene queste parole: - Tocca le frecce che stai osservando. Quando avrai fatto quello che ti ho detto, guardati intorno. Ti spiegherò.-” Tuo nonno, R.C. Hood Oak rilesse mille volte l’iscrizione di suo nonno, trovandola molto misteriosa ed implicita. Ad un tratto, mentre egli ri-osservava la misteriosa scritta, una luce illuminò la sua mente, facendogli capire che significasse la lettera del nonno. Infatti, toccando l’albero, vide delle frecce d’oro, a forma di zampa d’uccello: d’aquila! Le toccò lentamente e fu accecato da un lampo di luce verde smeraldo. Tutto d’un tratto si ritrovò in un paese: le case e l’ambiente erano di colore verde e marrone. Le piccole abitazioni erano affiancate da cumuli di grano e altri semi. Oak capì all’istante: si trovava nel mondo delle formiche! Nella piazza centrale del mini-paese c’era un arco, affiancato da una faretra nella quale vi erano le frecce che Oak aveva visto incise sulla corteccia della quercia. Solo in quel momento si domandò come sarebbe riuscito ad uscire dalla quercia. Chiamò sua zia urlando a squarciagola, ma… niente! Allora capì che non avrebbe mai più potuto raggiungere il suo mondo, la sua casa, la speranza di ritrovare suo nonno! Ma non si scoraggiò, e cominciò a camminare. Passata mezz’ora raggiunse la città: era disabitata! Attaccato ad un cumulo di semi, c’era un foglio bianco, sul quale c’era scritto: “Le truppe di Zenor hanno catturato ogni singolo cittadino del paese di Formicav, compresa Sua Maestà il re Hood. Perciò da oggi in poi il territorio di Formicav, sarà considerato proprietà del re Zenor. Firmato: Il segretario del re delle Tenebre Groof Oak non sapeva se piangere o sorridere: suo nonno era vivo, ma le truppe del re delle tenebre – “Zenor”- lo avevano catturato. Un altro dubbio attraversava la mente di Oak: suo nonno era davvero un re? Cercando una risposta a questa domanda Oak si mise un cammino verso Sud, dove indicava la via principale. Raccolse delle provviste e partì. Passarono i giorni, le settimane e i mesi. Oak aveva attraversato gallerie, lunghe strade, ponti e finalmente raggiunse la sua meta – anche se non calcolata – . Il regno delle Tenebre era buio – forse doveva essere l’interno della quercia – e spoglio. Senza farsi vedere Oak passò inosservato, nei vicoli bui della città. Infine raggiunse il palazzo: grande, altissimo, diroccato. C’erano due guardie all’ingresso, ma con scaltrezza Oak riuscì a sorpassarle. Aveva letto molti libri su questo genere di cose, perciò Oak riuscì a capire dove si trovassero le prigioni. Lì c’era suo nonno e il popolo delle formiche. Oak aprì la cella e abbracciò suo nonno Hood. Si scambiarono qualche parola e crearono un piano per sconfiggere Zenor. “Le formiche dovranno fuggire. In questo modo creeranno un diversivo e noi potremo uccidere Zenor”- disse Hood. Così fecero. Con una spada uccisero il malvagio re; poi ritornarono a casa. Oak e Hood dovettero lasciare le formiche e ripartirono per il loro mondo. Che avventura che avevano vissuto! Dopo questo evento essi vissero felici e contenti. Lorenzo Mancini 1°C Scuola Media Ficulle
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