IL FASCINO DEL GIALLO

Data 20/2/2008 17:49:02 | Categoria: Letture e racconti

delittoVi piacciono la suspence e i colpi di scena?
Siete amanti del mistero?
Il brivido è la vostra passione?
Noi ragazzi della V Primaria di Ficulle abbiamo pensato anche a voi: leggete i nostri racconti gialli e...
buon divertimento!


Un curioso delitto
Un omicidio religioso
Un altro caso per Ghirelli
Un vero “Fantasma dell’Opera”
Il furto alla gioielleria di Mister Scot
La croce assassina


Un curioso delitto
Il dottor Black, un ragazzo di 30 anni, ha appena ultimato i suoi studi laureandosi in medicina. Egli ha raggiunto la sua meta e ora è ritornato nella sua villa ereditata dallo zio ormai morto. Il dottor Black ha trovato posto nell’ ospedale più famoso di Londra, un posto molto ambito: la sua vita non potrebbe andare meglio. [...]


Ma purtroppo, in una ventosissima giornata d’ inverno, proprio quella in cui era morto suo padre, a sera inoltrata e mentre lui stava controllando i suoi appunti, un’oscura ombra nera avvolta in un mantello si avventò contro di lui uccidendolo. La vicenda era avvolta nel mistero: non si sapeva come il ladro aveva fatto ad entrare, né con che arma era stato uccisa la vittima. Il giorno dopo il corpo del dottor Black venne ritrovato in cantina e il giallo venne affidato all’ investigatore Joseph Boggart che si recò nella villa per indagare e magari trovare tracce. Alla fine Boggart trovò un foglietto con lo stemma del comune con su scritti alcuni numeri “4245” e qualche impronta che conduceva al muro della cucina. Subito egli si recò al comune ed entrò nell’ archivio comunale, ma proprio quando aveva trovato il documento che cercava, vide un’ ombra scura e di colpo le luci si spensero. Un attimo dopo si riaccesero ma Boggart non ebbe più il documento tra le mani. Tornato al commissariato individuò subito i sospettati: le signorine Annie Querch e Mary Scarlett e i signori Anton Green e Peter Plum. tutti incontravano il dottor Black e venivano spesso a trovarlo. Annie Querch era un’ impiegata presso la banca di Londra, Mary Scarlett era la vicina e amava molto andarlo a trovare, Peter Plum era un musicista e aveva una collezione di armi di vario tipo; Anton Green era l’assistente del dottor Black e anche suo ex compagno di scuola. Boggart tornò alla villa e andò nella soffitta, l’ unico posto che non aveva ancora controllato. Cercando un po’ egli trovò la mappa della casa con tutti i suoi passaggi segreti: tutto gli fu più chiaro. Capì perché le impronte che conducevano alla cucina finivano all’ inizio del muro, lì era presente un passaggio segreto che portava alla cantina. Recatosi di nuovo al comune, Boggart, vide che il documento che cercava era stato lasciato imprudentemente sopra un tavolo. Lo esaminò e scoprì che era la mappa delle fognature e apparteneva a Plum. Notò anche una linea tracciata con il pennarello rosso molto sospetta. Ripercorrendo le fognature egli trovò a metà strada una ricevuta intestata a Peter Plum, che denotava l’ acquisto di un veleno che causava sia la morte encefalica che cardiaca: la cosa insospettì molto Boggart. Arrivato sotto l’ ultimo tombino del percorso tracciato in rosso, egli salì la scalinata e uscì da esso. Egli si trovava nella cantina del dottor Black. In un attimo tutto gli fu chiaro: non c’era dubbio il colpevole era Peter Plum. Il movente di questo caso venne a galla solo dopo accurate ricerche nell’ archivio comunale, dove si scoprì che la villa di proprietà del dottor Black era passata alla sua famiglia per un grande debito di gioco dei Plum. Allora per vendicarsi aveva ucciso prima il papà, poi lo zio e infine il dottor Black.
Andrea D’Alessio, Chiara D’Alessio e Giorgio De Ninno


UN OMICIDIO RELIGIOSO
Mentre l’ investigatore Edward Jefferson se ne stava seduto sulla sua poltrona bevendo il tè, incominciò a squillare il telefono. Fuori era buio, pioveva a dirotto e le gocce battevano contro il vetro della finestra. Con calma l’ investigatore si alzò dirigendosi nell’altra stanza dove vi era il telefono. Rispondendo, sentì parlare un voce pesante e goffa che diceva ad Edward di andare diretto al museo di Clinterson per poter indagare su un delitto appena commesso. Edward rispose al suo superiore dicendo che si sarebbe subito recato sulla scena del delitto. L’investigatore, rivestendosi con molta fretta, andomicidioò con la sua Berlina verso il museo, distante qualche miglio. Durante il breve viaggio con la sua nuova macchina, incominciò subito ad indagare osservando le varie cose o anche gente sospetta. Il suo orologio da tasca indicava le 2:30 del mattino e intanto Edward notava solo gente ubriaca o barboni. Arrivato nel punto preciso del museo, nel settore religioso, egli trovò una folla di giornalisti “armati”di fotocamera tutti intorno al cadavere di una persona coperta da un velo. I poliziotti fecero subito scavalcare il nastro a Edward, intanto qualche giornalista faceva a “guerra” per poter porre delle domande a qualsiasi persona che potesse collaborare con la polizia. Edward si mise a parlare con il suo superiore ricavando qualche informazione sulla scena del delitto. Edward scoprì che sul corpo della vittima vi era una incisione che se decifrata prendeva la forma di una croce. Da questa deduzione e dal settore religioso del museo dove si trovava la vittima, si supponeva che questo assassino fosse un tipo altamente credente. Poiché Londra era una città imponente era molto difficile cercare il colpevole. Il testimone era uno solo e per di più un bambino di soli otto anni . Edward, vista l’espressione sconvolta del povero ragazzino, cercò di tranquillizzarlo dicendo qualche battuta simpatica. Il ragazzino, vista la fiducia che mostrava l’investigatore decise di confessare tutto quello che aveva visto, compresa la faccia dell’assassino. Un addetto della polizia riprodusse con un disegno la faccia descritta dell’assassino. Completato il “dipinto”, l’investigatore lo portò alla centrale di polizia e con l’aiuto richiesto ai cittadini, iniziarono le ricerche.
Ormai giunte le 12:00 in punto, il Big Bang suonò accompagnando Edward nella sua casa ormai distrutto dalla stanchezza. Intanto la polizia investigativa trovò l’arma del delitto, una fialetta di veleno rossa, rovesciata su un fazzoletto. Per alcuni giorni dalle ricerche non emerse niente, così si intuì che questo tizio non fosse residente in case o in appartamenti.
Nella sua mente Edward sembrava aver già visto quell’uomo, forse nel barbone nello scatolone o forse nell’ubriaco fradicio. Ricordando si precipitò immediatamente nel punto esatto dove aveva visto quel gruppo di gentaccia. Lì, sopra una scatola di cartone, vi era lo stesso individuo sospetto, che scappò dopo aver visto il distintivo della polizia attaccato alla giacca di Edward.
L’investigatore lo atterrò immediatamente con una abile tecnica di judo e lo portò alla centrale. Non c’era dubbio era proprio lui, lo stesso dell’identikit. Il barbone come supponeva Edward era molto religioso e nel suo giacchetto mal ridotto c’era un pacchetto di fazzoletti rossi proprio come quello ritrovato sulla scena del delitto. Il bambino di otto anni che era alla centrale di polizia per vari interrogatori, riconoscendolo si mise a piangere.
Dopo aver mandato in prigione il barbone, Edward potè ritornare a casa soddisfatto.
Passati pochi mesi, si scoprì l’identità del cadavere: era la signorina Bridge nonché parente dell’assassino, che si era vendicato per la morte di sua moglie provocata da un incidente stradale in cui era al volante la signorina Bridge.
Marco Cherubini


vicolo buioUn altro caso per Ghirelli
L’investigatore Ghirelli, uno degli investigatori più famosi in tutto il mondo si trova nella città di Roma e deve risolvere un altro dei suoi casi.
Un uomo è stato trovato ucciso in un vicolo buio e isolato.
Sul luogo del delitto c’è una pistola calibro 20, probabilmente l’arma del delitto.
La pistola è stata portata alla Polizia Scientifica insieme al corpo.
La Polizia Scientifica non a trovato nessuna impronta sulla pistola, quindi è stata ripulita.
E’ stata interrogata la moglie della vittima ma non ha detto niente di importante.
L’investigatore sospetta che la famiglia della vittima cioè la famiglia Rossi è stata minacciata.
Ghirelli va a guardare nella macchina della vittima e trova delle banconote da 100 Euro: pensa subito che la famiglia non sia stata solo minacciata ma che abbia anche chiesto aiuto ad uno strozzino.
Gli mancano però un piano e il colpevole.
Ghirelli si ricorda che in quello stretto vicolo buio accanto al corpo della vittima, c’era un petalo di rosa e andando a guardare nel giardino del proprio assistente, ha scoperto che questo coltiva rose dello stesso tipo del petalo e quindi ha capito che mentre uccideva la vittima, doveva averne perso uno.
Ora bisognava pensare ad un piano per incastrarlo.
Ghirelli si nasconde nell’unica locanda che si trova in quel vicolo e vede che lo strozzino (il suo assistente) sta dando dei soldi ad una persona dicendogli quanti soldi rivorrà indietro tra un mese.
Ghirelli scatta solo due foto che bastano ad incriminarlo.
Portato nella sala degli interrogatori, l’assistente confessa subito il crimine compiuto.
Ora lo aspetta la prigione per scontare la sua pena.
Un altro caso è stato risolto dall’investigatore Ghirelli.
Elena TRIPPELLA, Claudia VITOLO, Elisa PITONI


Un vero “Fantasma dell’Opera”
L’ispettrice Colette sta indagando su un caso difficilissimo: l’uccisione della famosissima cantante lirica Charlotte.
La polizia, dopo varie analisi di laboratorio, insieme al R.I.S., pensa di essere di fronte ad un delitto con furto, perché la cantante riceveva milioni di euro a concerto. Ma Colette non è molto convinta: lei pensa che non si tratti di un furto, ma di un delitto molto più complicato commesso da qualcuno che conosceva molto bene la cantante.fantasma
Recandosi per altre indagini al Teatro dell’Opera di Parigi, scopre, guardando nell’archivio, che Charlotte aveva soffiato il posto a Mary, una cantante che aveva fatto moltissimi milioni grazie alla sua voce. Tornando nel suo ufficio, Colette convoca Mary e, facendole delle precise domande, scopre che per la notte del delitto Mary ha un alibi e chi lo può confermare. Infatti era con il suo produttore ad una conferenza a Marsiglia. Quindi Mary viene esclusa dal registro degli indagati.
Colette pensa di avere tra le mani un caso troppo delicato, ma non si arrende, infatti chiama alla caserma Francois, il produttore e coreografo degli spettacoli di Charlotte. Questo le spiega che il guardiano del Teatro aveva un debole per Charlotte e che, in seguito ai suoi molti rifiuti, potrebbe aver preso la pistola e averle sparato i due colpi mortali.
Infatti il guardiano non ha l’alibi per la notte del 12 giugno tra le 00,30 e l’una di notte, quindi viene trattenuto in stato di fermo.
Ma il giorno dopo la moglie del guardiano viene a confermare l’alibi del marito affermando che Mary aveva un compagno che aveva avuto precedenti penali.
Colette e i suoi uomini, con un mandato di perquisizione, si recano a casa del compagno di Mary ma non lo trovano. Quindi ispezionano la casa e trovano un mantello con un maschera bianca e una pistola calibro 17, la stessa che ha ucciso la vittima. Subito dopo la porta si apre e compare un uomo con una pistola puntata verso di loro, prende i suoi abiti e scappa.
Ma nella furia di scappare lascia cadere un documento, la sua carta di identità.
E’ proprio lui, il compagno di Mary! Lo inseguono fino al teatro di Parigi e lui accorgendosi che la polizia è alle sue calcagna, spara tre colpi e prende di striscio un agente.
Colette lo segue fino allo stanzino segreto, dove elaborava i suoi astuti piani, lui le punta la pistola al cuore dicendo: “Tu sarai la prossima”.
Ma a fermarlo è proprio Mary e mentre lo distrae, gli agenti gli mettono le manette.
Il caso è stato risolto! Dopo due ore di interrogatorio, l’uomo confessa dicendo:
“L’ho fatto solo per ridare il posto a Mary!”
La cantante, sconvolta, dichiara: “Non ci posso credere!”
Per fortuna tutto è finito bene: era davvero un caso difficile, pensa Colette.
Gaia Stollo


gioielleriaIl furto alla gioielleria di Mister Scot
In una vecchia cascina in mezzo al bosco, vivevano tre rapinatori che avevano in piano quella notte un furto alla gioielleria di Scot, il negozio più ricco della città. La gioielleria si trovava nella zona più popolata, la piazza della Repubblica.
Era l’una di notte e le campane quella notte non suonarono. La notte era buia e tempestosa, la luna era oscurata dalle nuvole e i tre rapinatori, colmi di armi, partirono con la jeep. Il più preparato teneva attaccato alla cintura una bomboletta che sprigionava un gas che faceva addormentare chi lo respirava. Arrivati in piazza la pioggia si fece sempre più intensa e loro tutti bagnati, aprirono un passaggio con il diamante, un attrezzo che taglia il vetro. Entrarono, riuscirono a disattivare l’allarme ma la telecamera non li perdonò e quando li notò incominciò a suonare con un fischio acuto. Il più abile in elettronica, cercò di fermare le sirene che svegliarono tutto il vicinato. Gli altri due intanto presero tutto quello che c’era dentro le vetrine. Scot, al minimo rumore avvertì polizia, carabinieri e finanza. La banda si diresse verso lo sgabuzzino ma non fece in tempo perché Scot era già sul luogo della scena. Il più veloce non ci pensò neanche un attimo e senza esitare sparò, ferendo Scot alla gamba. I tre si dettero alla fuga.
Pochi minuti dopo la polizia era sulla scena e l’ambulanza arrivò a sirene spiegate. L’agente segreto Jim Eddy, di appena ventotto anni, stava interrogando alcune persone del vicinato svegliate dalle sirene. Il giorno dopo capitò in città un contadino di ottantasette anni. Per andare a fare spesa il vecchietto doveva passare davanti alla gioielleria e incuriosito di quello che era successo si avvicinò all’agente e gli chiese cosa fosse accaduto. Dopo aver sentito i minimi dettagli dall’agente, si ricordò di aver visto, mentre veniva in città, delle tracce di pneumatico sulla strada che portava verso il bosco vicino casa sua. Erano tracce di una certa grandezza che potevano essere quelle di una jeep. Il vecchietto fu subito trasportato in questura dove intanto l’agente stava chiedendo informazioni a Scot, l’unica persona che avesse visto i fatti. Dopo che il vecchietto ebbe raccontato la vicenda, le informazioni combaciarono, così un paio di squadre armate fino al collo partirono insieme all’anziano, Scot e l’agente Jim. Seguirono le tracce fino a che non videro la jeap nascosta dietro un cespuglio. Dietro alcuni alberi videro una casetta così dai furgoncini uscirono una trentina di poliziotti che circondarono la casa. I rapinatori intanto dormivano.
Dopo aver circondato la casa l’agente prese il megafono e annunciò: “Uscite, siete circondati!” Passarono alcuni minuti e non si udì nulla. L’agente ripeté la frase. I rapinatori si svegliarono di colpo. Il più piccolo guardò fuori dalla finestra e vide una marea di poliziotti che circondavano la loro casa. Disse tutto ai compagni e due dei tre proposero di arrendersi. Il terzo, dopo alcuni minuti di riflessione annuì e così uscirono tutti e tre allo scoperto e vennero presi dai poliziotti. Recuperato il bottino, Scot ringraziò il contadino dandogli degli oggetti in oro.
Giordano Neri


LA CROCE ASSASSINA
A mezzanotte si sente uno sparo provenire dalla villa del celebre milionario Gerald Wed.
Il mattino seguente la moglie di Wed, tornata dal suo viaggio a Londra, va in camera e vede il marito disteso a terra con una freccia conficcata nel petto. La signora Wed va subito a chiamare i poliziotti. Questi svolgono le indagini ma non riescono a risolvere il caso, così chiamano l’ispettore Scott.
Scott si reca subito sul luogo del delitto e vede che dalla collezione di armi medievali del milionario, manca la balestra che sospetta sia l’arma del delitto.
Dopo una serie di interrogatori, l’investigatore ha quasi risolto il caso, quando Roger Lend, un altro milionario amico di Gerald, che potrebbe svelare chi è il colpevole, viene ucciso.delitto
Nei giorni successivi vengono assassinati altri due milionari. Le quattro vittime sono state uccise con delle frecce conficcate nei due occhi, nel petto e in fronte.
Mentre Scott sta facendo dei disegni della scena del crimine, scopre che congiungendo i punti di ogni vittima, sul disegno della sagoma di un corpo, questi formano una croce! Scopre così che il colpevole è il Sacerdote.
L’ispettore chiama i poliziotti e insieme corrono in chiesa.
Quando lo acciuffano, l’assassino dice:
Loro erano ricchi e non hanno dato i soldi per restaurare la chiesa. Hanno meritato quella fine!
L’ispettore gli dice che invece lui si merita la prigione a vita.
Sara Della Vecchia e Federica Cecconi





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