La mia famiglia era contadina dell’amministrazione di Marocchi , che aveva 54 poderi tutti nel comune di Monteleone d’Orvieto. Era questa una grande superficie terriera che si estendeva dalla “Montagnola” località ai confini tra i comuni di Monteleone e Piegaro, fino all’autostrada. Comprendeva parte delle frazione di San Lorenzo, Colle, Santa Maria, Perumpetto.
Era questo un bel podere, quando la stagione andava bene, si raccoglievano dai 130 a 150 quintali di grano, e dai 180 a 200 quintali di uva, e una quindicina di quintali di olive. Il brutto era d’inverno perchè nelle strade c’era tanto fango, e pertanto mi ricordo che in occasione delle feste importanti e spesso, la domenica quando si andava alla messa, toccava portare le scarpe di ricambio. Non c’era l’acqua in casa la fontana era distante più di un chilometro dalla casa e alla fonte ci si andava con la brocca, le donne la portavano in testa, gli uomini sulla spalla. In quel podere la mia famiglia ci ha abitato per 160 anni. Nel 1961 si cambiò podere, sempre della stessa amministrazione, e si andò ad abitare al vocabolo “Vicinove” vicino Santa Maria. Questo podere era di oltre 60 ettari. Per l’acqua finalmente c’era il pozzo in mezzo all’aia, la strada comunale passava davanti casa. Il podere era tutto in piano. La cosa più bella era che c’era la luce elettrica! Nell’altro, infatti, per l’illuminazione ci si doveva arrangiare con la luce a gas, le candele, lume ad olio o petrolio, o l’acetilene che andava a carburo.