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Scuola e dintorni : I "cocciari" della Media de Fabro
Inviato da MediaFabro il 8/6/2007 11:34:07 (2628 letture) News dello stesso autore

laboratorio ceramicaOttobre 2006 prende il via il laboratorio di ceramica. Noi ragazzi della 1° e della 2° media di Fabro Scalo vi abbiamo aderito con entusiasmo. Ci sentivamo tutti un po’ “esperti”, dato che avevamo già fatto questa esperienza alla scuola elementare, ma adesso sembrava avere un sapore diverso più “argilloso” (termine coniato per l’occasione).
A seguire il progetto sono state le insegnanti Carla Morettini, Margherita Casubaldo e l’esperto Fabio Fattorini il quale ci ha aiutato con simpatia e competenza.
Per cominciare ci sono state fornite delle notizie sull’uso della terracotta nel tempo e abbiamo saputo…


Il termine “keramos” è la parola greca che indica tutti i manufatti destinati, fin dai tempi più antichi, ad usi domestici e al culto: vassellame, urne cinerarie, statuette votive e, più tardi, opere d’arte ed elementi architettonici.
I primi manufatti in terracotta, il più antico ed elementere prodotto della famiglia delle ceramiche, risalgono all’epoca Neolitica e all’Oriente intorno al VI-V millennio a.C..
Si narra, infatti, che i primi contenitori d’argilla sono stati scoperti nella Mesopotamia.
I bambini, quando camminavano sulle rive del Tigri e dell’Eufrate, lasciavano delle impronte che con il sole si asciugavano e successivamente si riempivano d’acqua con l’andare e il tornare delle onde.
Le donne mettevano le mani sotto la sabbia,raccoglievano l’orma e portavano l’acqua a casa.
Nascono così i primi contenitori d’argilla.
Nella cosìddetta mezzaluna fertile, gli uomini iniziarono a costruire le prime case con materiali fatti per durare nel tempo come la pietra e l’argilla impastata con la paglia e il legno.
I manufatti, decorati a crudo, venivano lasciati ad asciugare al sole e in seguito cotti in semplici focolari all’aperto. Solo più tardi, gli agricoltori impararono a produrre oggetti di ceramica, cioe’ d’argilla cotta.
Per millenni i vasai costruirono recipienti di terracotta sovrapponendo rotoli d’argilla uno sull’altro e poi lavorandoli in modo da rendere le pereti uniformi; solo nel III millennio a.C. (presso gli Assiri), fece la sua comparsa la ruota del vasaio o tornio, che permise all’artigiano di risparmiare tempo e fatica e di produrre vasellame più regolare e simmetrico.
La scoperta di impasti d’argilla con altre sostanze, di nuove tecniche di raffinazione e di nuovi utensili per la lavorazione contribuirono a rendere la ceramica una vera e propria arte. Già gli Egizi utilizzavano impasti speciali trattati, dopo la cottura, con apposite vernici impermeabilizzanti. I Greci, che pur conoscevano le tecniche di lavorazione egizia, adottarono impasti diversi, più modellabili e stampi in terracotta. Gli Etruschi, in particolare, furono maestri di sculture e decorazioni.
Quando, nella seconda metà del VI secolo a.C., un ceramista greco si stabilisce a Cerveteli  nascono le prime fabbriche di ceramiche: esse erano rivolte alla produzione di vasi di tipo Greco che presero il nome di Idrie Cerretane. In seguito, nella seconda parte del VII secolo a. C., in questo importante centro etrusco, si iniziò la produzione del Bucchero: una ceramica di colore nero che costituì la ceramica da mensa delle persone  che, pur vivendo agiatamente, non potevano permettersi stoviglie di bronzo o di fine metallo. Poco sappiamo del processo della sua realizzazione, certo è che il suo impasto conteneva polvere di carbone e veniva cotto con sistemi particolari, poi, a fine cottura, veniva lucidato con speciali resine. Grande fioritura ebbe in Etruria la vera e propria scultura in terracotta; si eseguirono ritratti e statue di strordinaria qualità tecnica e stilistica. In età ellenistica la terracotta conseguì i suoi più alti risultati artistici nelle statuette di Alessandria d’Egitto. Nell’alto Medioevo la terracotta ebbe un periodo di abbandono fino al suo riutilizzo nell’architettura Romanica, allorchè terracote stampate furono usate per decorare Chiese ed altri edifici. Ma soprattutto nel 400’ riappare l’uso della terracotta come materiale decorativo. Anche artisti famosi come Donatello e il Pollaiolo non disdegnarono questa materia. Luca della Robbia, che fu il primo a introdurre l’uso della terracotta invetriata, segnò l’inizio di una attività artistica, che ebbe grandissima diffusione. Nel nostro territorio, ancora oggi, esistono centri dove con tecniche differenti viene lavorata le creta, come ad esempio Deruta e, ancora più vicino a noi, Ficulle.
A questo punto non potevano mancare informazioni sulla materia che avremmo lavorato: la creta o argilla.
L’Argilla è la materia prima usata per la fabbricazione delle ceramiche. È una roccia sedimentaria formata dall’accumulo di piccoli frammenti di altre rocce disgregatesi ad opera dell’acqua, del vento, dell’azione del gelo e disgelo. Ha un colore variabile dal grigio scuro al bianco e dal rossiccio al giallo ( a seconda del luogo di raccolta). L’argilla estratta viene frantumata e mischiata da altre sostanze che ne migliorano la lavorabilità e le caratteristiche estetiche. Dopo la cottura si presenta in toni rosei biancastri. Le sue principali proprietà sono l’elevata plasticità, che aumenta con l’aggiunta di acqua, e il ritiro, cioè la riduzione di circa il 6-10 % del volume, che si verificà durante l’asciugatura. Con la cottura si trasforma in materiale duro, resistente all’usura, ma fragile.
L’argilla si presta a diverse tecniche di lavorazione,le più importanti sono: il colombino, la lavorazione al tornio, lo stampaggio, la trafilatura, il colaggio.
Nel nostro progetto siamo partiti utilizzando la tecnica del “colombino”. Questa tecnica consiste nel realizzare un lungo rotolo di creta, che arrotolato su se stesso e sapientemente modellato dall’interno, consente la realizzazione di vasi di varia forma e grandezza.
Abbiamo anche realizzato degli oggetti al tornio, strumento manuale di altissima precisione.
All’inizio, l’utilizzo di questo strumento, è risultato un po’ difficoltoso, ma con l’aiuto di Fabio siamo riusciti a creare piccoli oggetti (vasi, piatti, candelabri, ecc.) di ”alto valore artistico”.
Gli oggetti realizzati con la tecnica del colombino ed al tornio sono, poi, stati decorati. ceramiche
Per ottenere un fondo chiaro, su cui far risaltare le decorazioni, abbiamo precedentemente passato gli oggetti con un’argilla chiara chiamata ingobbio.
Per le decorazioni abbiamo usato ossidi di manganese e di rame.
I manufatti sono poi stati immersi nella cristallina per renderli lucidi ed impermeabili.
L’ultima fase della lavorazione prevede la cottura, in uno speciale forno, ad una temperatura di 1.000°C circa.
La terracotta, anche smaltata, viene cotta soltanto una volta, a differenza della ceramica che viene cotta due  volte, come abbiamo potuto constatare nelle due uscite didattiche effettuate a Deruta. Qui abbiamo osservato varie tecniche di foggiatura e di decorazione di oggetti bellissimi che rendono questa cittadina famosa nel mondo.
Al termine di questo laboratorio di ceramica possiamo dire che ci siamo ceramiche esposizionedivertiti molto, abbiamo imparato a lavorare al tornio e a fare dei vasi a mano, con la tecnica del colombino. Tutti i lavori prodotti sono stati esposti nell’atrio della scuola in occasione delle varie manifestazioni di fine anno.
Questo tipo di lavoro ci ha molto soddisfatti e speriamo di poter continuare questa esperienza anche in futuro.
I ragazzi della I e II A

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