La discussione è scaturita da un esercizio in coda ad un brano di Calvino letto sull’antologia: un gesto di ribellione successivo ad un scontro in famiglia. Il primo che mi viene in mente, e che farei, è quello di rinchiudermi nella mia stanza. Prenderei però tutto il necessario: cibo, cioccolato, acqua e varie bibite prima di bloccare la porta con il comodino, molto pesante. Poi, "trasgredendo le regole" che ho ricevuto dai miei, metterei a soqquadro la camera, costruendo una tenda al centro dove accamparmi.
Sarebbe un’avventura più che una ribellione, anche se mi costerebbe una punizione piuttosto lunga. Oppure potrei chiudere fuori di casa i genitori sbarrando le porte. Le idee sarebbero molte ma non si possono applicare così facilmente come le scrivo. Se accadesse, comunque, terrei duro fino all’ultimo, non lasciando mai la presa. Ma la più bella ribellione per noi ragazzi, oltre che ai genitori, sarebbe ai professori… non aggiungo altro. (G.)
Il più scontato gesto di ribellione è scappare di casa: la notte tardi quando tutti dormono, piano, verso un posto segreto stabilito precedentemente. Ma già dopo un giorno ci sentiremmo spaesati e capiremmo il grave sbaglio fatto per una sciocchezza, che probabilmente si poteva risolvere. Proveremmo anche vergogna, con che faccia ripresentarci a casa? I nostri genitori sicuramente ci abbraccerebbero e dopo… senza punirci chiederebbero spiegazioni e noi ci scuseremmo, anche se con le scuse non si cambia niente. (M.)
Liti tra genitori e figli avvengono normalmente in ogni famiglia, soprattutto quando un ragazzo è troppo esigente e i genitori non accettano le sue troppe richieste. Così, per ribellione, si fanno azioni che vanno contro le regole. Questo, a volte, succede anche a me. Raramente i miei mi impediscono cose divertenti come uscire con gli amici, andare a cena fuori…. Ma quando si creano situazioni che non mi piacciono vorrei trovare un modo per fargliela pagare e tra i tanti pensieri c’è anche quello di andare a vivere da sola, senza più regole, senza nessuno che ti dice quello che devi fare, in una casa grande con tanto spazio per le feste e per gli amici. Passo molto tempo ad esaminare un possibile modo per ribellarmi. Ma, in questo "lungo" tempo, le uniche cose che mi vengono in mente sono la sofferenza che procurerei ai miei genitori e alle persone che mi vogliono bene e al male verso me stessa. La cosa più bella di questi ultimi pensieri è che allontanano dalla mia mente l’ipotesi di fuga da casa e ne alimentano uno nuovo: "Come posso fare per farmi perdonare?" (A.)
Un giorno, non ricordo che era successo, volevo scappare di casa di nascosto. Avevo circa 10 anni, perciò a quell’età possono venire in testa strane idee. Ritornando alla mia fuga, ho preso lo zaino e ho messo dentro qualche maglietta: ero pronto. Ma quando volevo uscire, la porta di casa era chiusa a chiave e allora cominciò il problema: cercare la chiave. All’improvviso ho sentito qualcuno alzarsi dal letto. A quel punto mi rimaneva di tornare velocemente in camera mia o far finta di andare al bagno: ho scelto la seconda. Dopo qualche minuto ho ripreso la ricerca e, quando ho trovato le chiavi, ho aperto la porta e sono uscito. Poi ho pensato: "Dove potrò dormire?" Così sono rientrato a prendere il cuscino e mi sono addormentato sulle scale. La mattina dopo mi sono ritrovato nel letto. Come m’hanno scoperto? Semplice; il mio cane doveva fare i suoi bisogni, così m’hanno trovato addormentato sulle scale. (J.)
Se un giorno dovessi scappare di casa, sarebbe per motivi gravi, tipo essere privata delle mie cose preferite e non poter decidere mai. Insomma sarebbe un affronto che i miei genitori non mi farebbero mai. Ma se dovesse succedere prenderei tutti i miei risparmi e me ne andrei a vivere altrove. Mi piacerebbe andare a Los Angeles, ma i miei risparmi non mi permetterebbero di comprare un appartamento. Però se scappassi di casa mi sentirei male, perché mi mancherebbe la mia famiglia e gli amici e vorrei ritornare subito. Anche i miei familiari si sentirebbero male, perché sentirebbero la mia mancanza. Sicuramente manderebbero i carabinieri o la polizia a cercarmi; io però comunicherei con loro. Concludo dicendo che non scapperò di casa, magari ci penserò, ma non lo farò. (E.)
Un amico mi aveva invitato ad assistere a una gara di moto. Chiesi il permesso a mio padre che rispose di no, dicendo che dovevo fare i compiti. Io ci tenevo tanto a vedere la gara e promisi che la mattina dopo mi sarei svegliato presto per studiare. Lui continuò a dire di no, io mi arrabbiai e uscii sbattendo la porta. Ero arrabbiato, andai in riva ad un laghetto vicino a casa mia, presi una barca e mi allontanai fino al centro del lago. Passò qualche ora e i miei genitori, preoccupati, cominciarono a cercarmi. A mio fratello venne in mente il lago e così li vidi arrivare. Mi chiamavano dalla riva, dicevano di tornare ma non ascoltavo. Mio padre si arrabbiò ancora di più e alla fine mi disse di restare pure lì, tanto prima o poi mi sarei stancato. La mamma, invece, continuava a chiamarmi e dire di tornare indietro. Allora mio fratello prese una decisione: con un’altra barca mi portò qualcosa da mangiare e una coperta perché stava scendendo la sera. Anch’io mi rendevo conto che forse avevo esagerato, ma ero ancora troppo arrabbiato e decisi di rimanere. Mi addormentai mentre la mamma rimase a guardarmi da lontano. La mattina, svegliandomi, la vidi ancora lì. Alla fine anche mio padre ammise che forse aveva esagerato e mi chiese scusa; allora decisi di tornare a casa. (F.)
Finora non ho mai pensato di scappare di casa, però quando ero piccola volevo andare a vivere da sola, anzi con la mia amica M.Vittoria. Volevamo vivere in un castello, servite come due principesse. Desideravamo stare da sole, perché i nostri genitori ci punivano sempre per tutti quei guai che combinavamo: noi due da piccole eravamo delle pesti! Qualche giorno fa ho pensato di andare a vivere da sola, sempre perché ero arrabbiata con i miei genitori: non mi volevano far andare ai giardini, dicono che ultimamente esco troppo. Adesso non vorrei andare a vivere da sola, neanche scappare di casa; al mondo succedono tante cose brutte! (G.)
Non è capitato ma potrebbe andare così…..Ho avuto una discussione con i genitori per una settimana bianca negata. Decido allora di scappare e nascondermi in quella baracchetta che avevo costruito tanto tempo fa. A mio cugino, accorso per avermi visto fuggire, ho raccontato tutto. Mi ha suggerito di far pace, di tornare a casa, ma io, testardo, ho affermato che non sarei più tornato a casa senza le loro scuse. Sono passati alcuni giorni quando ho visto arrivare la mamma, con cui sono molto legato. Abbiamo chiarito tutto, prima con lei, poi a casa con il babbo. Alla fine, i miei genitori mi hanno mandato a quella "benedetta" settimana bianca con gli amici. (G.)
Soprattutto alla mia età sono frequenti le discussioni fra adulti e ragazzi sui più svariati argomenti: il modo di vestire, le uscite e le compagnie, la scuola e lo studio. A volte succede che ci impongono regole e divieti che noi troviamo ingiusti ed esagerati. Anche a me, una volta, è capitato di trovarmi in discussione per un brutto voto a scuola. Come punizione mi hanno proibito di uscire ed io sono andata su tutte le furie. Ho cercato di convincerli a cambiare idea, perché nonostante tutto, non sono perfetta e può capitare di prendere un brutto voto; ma, vedendo che insistevano ed erano decisi a non farmi uscire, mi sono rinchiusa in camera rifiutando di cenare. Il giorno dopo sono stata quasi obbligata a chiedere scusa del mio comportamento, promettendo maggiore impegno per il futuro. Ora che mi trovo a riflettere, credo che la punizione mi sia servita da lezione e che i miei genitori abbiano fatto bene a punirmi, perché avevo trascurato lo studio. Non volevano compiere una cattiveria ma solo farmi capire quello che era giusto… sicuramente la prossima volta ci penserò due volte prima di agire! (M.V.)
Voglio scrivere alcune riflessioni su un problema del diventare grandi: il rapporto con la famiglia. Con i miei è buono, ma spesso mi impongono regole che devo assolutamente rispettare anche contro la mia volontà. Per questo, a volte, sento il desiderio di scappare di casa e andare a vivere da solo, per avere maggiore indipendenza. Proprio ieri ho avuto uno scontro molto duro che mi ha fatto pensare di fuggire da casa. Lo so, a questa età è normale litigare, perché si diventa adulti e si vuole esser indipendenti; questo però non si realizza, per tanti motivi … Io proporrei un clamoroso gesto di ribellione da compiere per far capire ai nostri familiari come ci sentiamo in queste situazioni. Se in futuro mi accadesse di litigare con loro, me ne andrei di casa e prenderei il treno senza far sapere niente. Sicuramente mi sentirei più libero, ma i miei si preoccuperebbero molto. Posso immaginare e capire la loro angoscia, ma non mi pentirei. Poi, quando mi cercassero e dicessero di tornare a casa con loro, porrei delle condizioni e ritornerei solo se le rispettassero. Consiglierei di leggere questa pagina per farli riflettere e dare loro qualche consiglio. (M.)