Se mi chiedessero qual è la mia più grande fortuna, io risponderei la mia casa e se mi chiedessero perché, risponderei perché si trova in aperta campagna, con accesso “veloce” alla natura.
Per me la natura, le esperienze selvagge sono “pane quotidiano”, non come alcune persone,che purtroppo, per tornare al loro ambiente primordiale, alla loro “madre”, devono cimentarsi in lunghi viaggi…
Un’esperienza immersa nella natura che a pensarci mi si illuminano gli occhi, è quella in moto con mio padre: era un pomeriggio d’estate, abbiamo preso una strada poco distante da casa, “L‘Anciola”.
Questa
strada, che percorreva le creste dei calanchi, era completamente
sterrata e portava in fondo a un fosso. Era costeggiata da flora
spontanea tra cui molte ginestre, che con il loro colore giallo davano
“vita“ al paesaggio, vi erano molti arbusti e qualche albero qua e là.
“L’ Anciola “ avrebbe potuto incutermi un po’ di paura: la strada ripida e dissestata, la vista a strapiombo sui calanchi.
Dopo
700 metri io e mio padre arrivammo in fondo al fosso, in una radura
circondata da alberi ad alto fusto. Abbiamo superato il fiumiciattolo in
secca, appunto chiamato “Anciola”. Ci trovammo davanti tre sentieri, di
cui uno particolarmente bello: un campo verde e grandi alberi.
Proseguimmo per quella “via”...
Non mi ricordo il paesaggio che seguì, ma sicuramente fu straordinario, perché opera della “madre natura più selvaggia”.
Alice Ia