Mancava un passo, un singolo passo per immergermi in un mare, un mare verde, pieno di foglie, dove il silenzio regnava ed era il padrone assoluto. Lo feci ed entrai in quel bellissimo bosco.
Il sole brillava e il vento mi accarezzava dolcemente le guance. C’erano bacche di tutti i colori e i fiori erano uno diverso dall’altro.
Sentii un rumore, non sapevo cosa fosse, veniva da un cespuglio, era un lamento, avevo paura, ma mi feci coraggio e fu sicuramente la scelta giusta.
Vidi un musino dolcissimo, un manto marroncino chiaro punteggiato di macchioline bianche, le sue orecchie erano piccole e a punta, le sue zampe erano lunghe e magre, mi incantai davanti alla bellezza e alla tenerezza che emanava quel piccolo essere così grazioso: era un cucciolo di cerbiatto, se ne stava lì tutto solo senza mamma, era facile vedere in quei posti cerbiatti correre veloci, ma un cucciolo così piccolo non lo avevo mai visto.
Non potevo crederci, gli occhi mi si illuminarono, il cuore mi si riempì di gioia. Lo presi in braccio, lui era spaventato e tremava, le mie mani tremavano con lui dalla gioia. Ad un tratto il vento si fece più forte, il cielo si stava oscurando, nuvole minacciose coprirono il bel sole che c’era prima.
Mi tolsi la giacca che indossavo e coprii il piccolo cerbiatto, mi guardai intorno in cerca della madre ma non ce n’ era traccia. Il cucciolo era nelle mie braccia e lo stringevo forte, iniziai a sentire le prime goccioline che cadevano su di me, facendomi venire dei brividi che percorrevano la mia schiena molto lentamente, allora decisi di correre a casa.
I primi giorni furono faticosi per abituarlo al biberon e per tutto il periodo che è stato con noi non si è mai abituato alla nostra presenza perché un animale selvatico non può cambiare il suo modo di essere.
Ancora mi ricordo il giorno in cui gli abbiamo ridato la libertà, lo portammo nel bosco in cui l’avevo trovato, per me fu un grande dolore lasciarlo lì, il cuore mi batteva forte come quando lo avevo trovato, mi sembrava di avere una pietra nel petto che non mi permetteva di respirare, le lacrime non potevano smettere di scendere ma in fondo sapevo che era la cosa migliore, non si può far vivere un animale che ama correre in libertà tra i prati, in una stalla: ormai era grande e aveva un’anima forte pronta a tutte le difficoltà che un animale nella sua vita può incontrare. Lo vidi sempre più lontano che correva felice, l’ultimo sguardo che mi lanciò fu meraviglioso come se anche lui avesse capito l’importanza del rispetto tra uomo e natura!
Sara