A scuola abbiamo studiato ATTILA e gli UNNI, leggendo un documento dello storico romano AMMIANO MARCELLINO presente nel nostro libro di testo.
Il popolo degli Unni, poco noto agli antichi storici, abitava in origine nell'attuale Mongolia. Dopo una lunga migrazione, durata oltre 250 anni, nel V sec. d. C. raggiunsero i territori dell’Impero Romano d’occidente. Gli Unni erano un popolo particolare: avevano l’abitudine di solcare profondamente con un coltello le gote ai bambini appena nati, affinché il vigore della barba, quando sarebbe spuntata al momento debito, si indebolisse a causa delle rughe delle cicatrici, invecchiavano così imberbi.
Ammiano inoltre afferma che “avevano membra robuste e salde, grosso collo e erano stranamente brutti e curvi... Si nutrivano di radici di erbe selvatiche e di carne semicruda di qualsiasi animale. Non erano mai protetti da alcun edificio, ma vagano attraverso montagne e foreste, abituati sin dalla nascita a sopportare gelo, fame e sete. Adoperavano vesti di lino oppure fatte di pelli di animali selvatici. Usavano berretti ricurvi e coprivano le gambe irsute con pelli caprine, avevano scarpe poco comode. Per questa ragione erano poco adatti a combattere a piedi, ma inchiodati, per così dire, su cavalli forti. Stando a cavallo notte e giorno, ognuno in mezzo a questa gente acquistava e vendeva, mangiava e beveva e, appoggiato sul corto collo del cavallo, si addormentava così profondamente da vedere ogni varietà di sogni".
Erano combattenti spietati con i nemici e in Italia, guidati da Attila, strapparono molti territori ai Romani. Roma però fu risparmiata grazie all’intervento di papa Leone I Magno, che è riuscito a fermare il “flagello di Dio”.
Luca e Edoardo