L’esperienza d’adozione a distanza avvenuta negli
scorsi anni nelle scuole dell’Istituto comprensivo ALTO ORVIETANO di Fabro
(TR) continua. La proposta accettata e discussa negli Organi collegiali viene
attuata con l’apporto decisivo dei genitori. Insegnanti, alunni e famiglie
s’impegnano nella costruzione di piccoli oggetti utili come regali natalizi,
manufatti di legno, terracotta, ricami ecc.. In occasione della Fiera Nazionale
del Tartufo che si svolge annualmente a Fabro i piccoli oggetti vengono venduti.
A Natale ognuna delle 10 scuole elementari e medie dell’Istituto adotteranno
un bambino versando per tre anni una quota di 150 euro ad una ONLUS scelta dai
comitati dei genitori (anche le scuole materne dell’Istituto avrebbero
potuto farlo ma hanno scelto di fare altre iniziative di solidarietà
ugualmente significative).
Questi i fatti che accadono nelle scuole dei piccolissimi comuni dell’Alto
Orvietano.
In questo modo migliorano i rapporti scuola-famiglia e si dà occasione
di praticare un valore, quello della solidarietà ancora molto diffuso
nelle popolazioni. I bambini e le famiglie ricevono le foto dei bambini adottati,
dei loro villaggi e sono informati del percorso di vita e delle condizioni dell’infanzia
in quella zona. Si sentono impegnati in un compito importante e non “scolastico”:
proteggere la vita di un altro essere umano in difficoltà. Da qui si
parte per individuare, scuola per scuola, un percorso didattico di formazione
alla solidarietà che non è più un discorso verbale o astratto.
Viene spontaneo pensare che se questo accadesse (anche in occasione delle feste
scolastiche per il Natale) nella maggior parte delle scuole italiane, 30-40
mila bambini del terzo mondo potrebbero essere adottati; se questo accadesse
in tutte le scuole dell’Occidente ricco e consumista (in Europa in primo
luogo) moltissimi bambini condannati alla fame e all’analfabetismo, alle
malattie e alla morte prematura, potrebbero essere salvati. Nelle nostre società
dove si sanno tante cose e se ne padroneggiano e comprendono sempre meno, in
cui le tragedie degli altri arrivano sulle nostre tavole mentre mangiamo (senza
che noi possiamo fare altro che assistervi da spettatori sazi, assuefatti ed
impotenti), partire da queste piccole esperienze di azioni utili e produttive
può essere una via per recuperare senso e significato allo stare insieme
nelle scuole e nelle comunità. Si è convinti che niente sia più
gratificante ed utile alla crescita di un essere umano, alla costruzione positiva
del proprio sé che aver compiuto un’azione in cui nel dare agli
altri si riceve il senso più profondo dell’appartenenza ad una
comune umanità. Tutto ciò è più importante oggi
quando questo sentimento sembra smarrito e soffocato dalle immagini di guerra
che quotidianamente ci vengono proposte come “normale banalità
del male”: fare il il bene è possibile, è semplice e non
è mai banale.
Con questi semplici fatti a cui vi invitiamo a dare sostegno auguriamo a tutti
Buone feste
Giuseppe Greco