Una strana
palla infuocata
Un
giorno, mentre stavo scattando delle foto in un prato, ho visto una
strana palla di luce infuocata passarmi sopra la testa! Non ho neanche
avuto il tempo di scattare una foto, perchè andava veramente
veloce. Tutta incuriosita, ho fatto una corsa tra gli alberi e sono
arrivata ad un altro prato, ma questa volta era più piccolo e
nel mezzo c’era una palla di acciaio. Per un po’ sono rimasta
immobile, ma poi mi sono avvicinata alla palla e l’ho toccata.
Questa, subito dopo, ha iniziato a muoversi e poi, tutto ad un tratto,
è diventata un robot. Era un robot non molto alto, il suo aspetto
aveva l’aria da bambino. Il suo corpo era come il nostro, solo
che era formato da pezzi d’acciaio.
Il robot mi ha detto con una vocina stridula: “Ciao!” ed
io ho risposto: “Ciao, tu chi sei?”; e lui:”Ciao,
tu chi sei?”; e io, un po’ irritata: ”Te l’ho
chiesto prima io, comunque io sono Giada”. Il robot ripetè:
”Te l’ho chiesto prima io, comunque io sono… non ho
capito l’ultima parola… è il tuo nome?” Ripresi:
”Sì, il mio nome è Giada”; e lui: “Io
non ho un nome: sul mio pianeta, Robottite, io sono l’ultimo nato,
e mi hanno subito spedito qui, arrotolandomi, senza neanche farmi vedere
i miei robot-genitori” e due lacrime gli scivolarono sul viso.
Io, tutta incuriosita dalla storia, gli ho chiesto: “Ma perché
non ti hanno fatto rimanere?” e lui: “Nel mio pianeta c’è
una guerra, così mi hanno mandato qui, sperando che stessi meglio”.
Allora io tutta commossa dalla storia, gli ho detto che mi sarei presa
cura di lui, ma non so se sia stato meglio spedirlo sulla Terra dove
di guerre ce ne sono molte più di una.
Giada Fabbretti Scuola Media Ficulle classe II c
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