"Internet
animale", ecosistema e previsioni scientifiche
E le chiamiamo bestie?
Io vedo negli animali qualcosa di grande rispetto a noi…. E poi
c’è addirittura gente che li chiama bestie, li maltratta,
ma non hanno anche loro, come noi, diritto a una vita? Solo perché
il loro spirito e le loro “qualità” si nascondono
sotto tutt’altra veste, significa che li dobbiamo maltrattare
o che sono diversi da noi? Il rispetto secondo me, non si deve applicare
solo sulle persone, ma su tutto quello cha ha diritto a vivere...
Per certi aspetti la loro vita è preziosa come la nostra…..
Loro, a volte, sono anche più intelligenti di noi, perchè,
mentre noi dobbiamo studiare le cose per capirle, loro hanno un tale
istinto da individuare subito l’andamento di alcune cose, come
ad esempio lo Tsunami del sud-est Asiatico.
La tragedia dello Tsunami ha fatto discutere di molte cose, ma ha fatto
parlare poco dell’ incredibile avvenimento degli animali che sono
riusciti a salvarsi.
Per gli animali selvatici o per quelli per esempio che erano nel National
Park dello Yala, la riserva naturale più grande dello Sri Lanka,
è avvenuta una cosa molto strana: non è stata registrata
la morte di nessuno, né di elefanti, né di leopardi, né
di altre specie. Gli esperti dicono che gli animali hanno un sesto senso
che gli permette di avvertire i disastri in tempo da fuggire.
Non hanno la conoscenza e la parola ma avvertono queste situazioni
naturalmente: dal vento, dalla temperatura e da altri fattori che il
loro istinto può avvertire.
Gli elefanti, per esempio, comunicano tra di loro con onde sonore:
è con questo sistema che sono riusciti a contattarsi e a salvarsi,
come se fosse un Internet naturale.
In Giappone, dove il terremoto è molto frequente è stato
creato un sistema d’allarme basato sulla sensibilità dei
pesci.
La salvezza degli elefanti è stata molto importante perché,
grazie a loro, i soccorsi sono riusciti ad arrivare nelle zone dove
gli elicotteri e le auto, a causa della distruzione, non potevano più
arrivare, per portare viveri, medicinali, acqua potabile,…
Dobbiamo, però, ricordarci anche degli altri animali che già
alcune ore prima si erano rifugiati nell’entroterra e che si sono
salvati: questi avvenimenti vengono definiti fenomeni fisici che accadono
nei giorni e nelle ore prima di un sisma.
E nelle profondità oceaniche cosa è successo?
La barriera corallina, una costruzione naturale dei fondali oceanici
delle zone colpite dallo Tsunami, è riuscita a rallentare, ma
di poco, la forza dell’onda, non ha subito gravi danni al suo
passaggio, ma è poi ceduta sotto l’urto del riflusso, sgretolandosi
a causa dell’impatto con fango, detriti e materiali trascinati
via dalla terraferma.
Come la barriera corallina anche le mangrovie e le palme da cocco hanno
contribuito a difendere le coste dalle onde. Le mangrovie sono piante
molto robuste che stanno sulle rive dell’oceano; possono vivere
in acqua salata, hanno delle radici molto intrecciate e delle bellissime
foglie. Le spiagge dove sono ancora presenti i mangrovieti sono state
protette da queste piante e non hanno subito enormi danni, mentre nelle
altre spiagge dove l’uomo li ha abbattuti per favorire il turismo,
questa protezione è mancata e l’onda ha spazzato via tutto.
L’uomo ha anche distrutto molte palme, un altro elemento molto
importante dell’ecosistema delle coste tropicali di quelle zone.
Le palme, infatti, sono fondamentali anche per la produzione di noci
di cocco che, in questa occasione sono servite a dissetare i sopravvissuti
restati senza acqua potabile.
Io penso che la natura tutto ciò che distrugge prova a riaggiustare,
perciò dovremmo rispettarla un po’ di più e lasciare
che ci protegga con le sue difese naturali!
Proprio perché noi abbiamo perso l’istinto animale dobbiamo
aumentare la conoscenza scientifica così da prevedere i fenomeni,
che conosciamo e studiamo.
In quei paesi asiatici il fatto di non avere apparecchiature e stazioni
di rilevamento di maremoti e terremoti ha fatto sì che il fenomeno
dello Tsunami, avvenuto dopo il maremoto, ha amplificato l’opera
devastante di danni e di morti, perché quella gente non se lo
aspettava.
La conoscenza di tali eventi perciò non basta; proprio perché
la conoscenza stessa deve essere unità all’informazione,
l’esercitazione pratica di evacuazione e l’immediato allarme.
Possiamo perciò affermare che con la dovuta preparazione questi
fenomeni possono essere previsti così da innescare un piano di
evacuazione, con minori conseguenze per le vite umane.
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