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n.4 - giugno 2004
 

MA, LE GITE, A CHE SERVONO?

Fine anno scolastico: la scuola traccia un primo bilancio, districandosi nel labirinto di discipline curricolari, attività laboratoriali, esperienze, visite guidate, gite.
Verifiche a diversi livelli impegnano gli alunni di ogni ordine e grado.
Anche i docenti, mentre correggono e valutano le prove dei ragazzi , riflettono sul loro insegnamento, sull’efficacia dell’azione didattica, sugli obiettivi indicati come traguardi, sulla validità di tante esperienze condivise.
E le gite? Tutte quelle gite che si sono susseguite nell’ultimo periodo in uno sforzo continuo di controllo, suggerimento, chiarificazione, apprezzamento di bellezze e novità, godimento?
Punto primo: sono positive. Permettono a tanti bambini/ragazzi di vivere in comunità in momenti profondamente diversi da quelli vissuti in classe; avvicinano alunni che si conoscono solo per nome; offrono occasioni di vivere esperienze nuove, soprattutto per ragazzi di ambienti “agresti”; presentano realtà nuove che chiedono rapide decisioni e senso di responsabilità individuali; suggeriscono condivisione e scelte comuni; sollecitano curiosità costruttiva e ingenerano interrogativi in profondità, accrescono e/o consolidano conoscenze; solleticano a rivivere esperienze in altri contesti……..
Tutto questo se la gita è vissuta con atteggiamento aperto.
Altre volte, invece, è occasione per non far lezione, per assumere atteggiamenti irresponsabili, per abbandonarsi a comportamenti irrispettosi del bene comune, per sfogare alcuni lati esuberanti al di fuori di ogni controllo.
Questo, purtroppo, a volte succede .
Spetta alla scuola e alla sensibilità di ogni insegnante fare delle gite l’occasione della vita scolastica irripetibile per la ricchezza e le opportunità che suggerisce.

(riflessioni di un' insegnante)

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