MA,
LE GITE, A CHE SERVONO?
Fine anno scolastico: la scuola traccia
un primo bilancio, districandosi nel labirinto di discipline curricolari,
attività laboratoriali, esperienze, visite guidate, gite.
Verifiche a diversi livelli impegnano gli alunni di ogni ordine e grado.
Anche i docenti, mentre correggono e valutano le prove dei ragazzi ,
riflettono sul loro insegnamento, sull’efficacia dell’azione
didattica, sugli obiettivi indicati come traguardi, sulla validità
di tante esperienze condivise.
E le gite? Tutte quelle gite che si sono susseguite nell’ultimo
periodo in uno sforzo continuo di controllo, suggerimento, chiarificazione,
apprezzamento di bellezze e novità, godimento?
Punto primo: sono positive. Permettono a tanti bambini/ragazzi di vivere
in comunità in momenti profondamente diversi da quelli vissuti
in classe; avvicinano alunni che si conoscono solo per nome; offrono
occasioni di vivere esperienze nuove, soprattutto per ragazzi di ambienti
“agresti”; presentano realtà nuove che chiedono rapide
decisioni e senso di responsabilità individuali; suggeriscono
condivisione e scelte comuni; sollecitano curiosità costruttiva
e ingenerano interrogativi in profondità, accrescono e/o consolidano
conoscenze; solleticano a rivivere esperienze in altri contesti……..
Tutto questo se la gita è vissuta con atteggiamento aperto.
Altre volte, invece, è occasione per non far lezione, per assumere
atteggiamenti irresponsabili, per abbandonarsi a comportamenti irrispettosi
del bene comune, per sfogare alcuni lati esuberanti al di fuori di ogni
controllo.
Questo, purtroppo, a volte succede .
Spetta alla scuola e alla sensibilità di ogni insegnante fare
delle gite l’occasione della vita scolastica irripetibile per
la ricchezza e le opportunità che suggerisce.
(riflessioni di un' insegnante)
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